La direttiva UE sull’efficientamento energetico, introdotta nel 2012, ha rappresentato un importante passo avanti nella lotta al cambiamento climatico. L’obiettivo principale della direttiva era ed è tuttora quello di ridurre i consumi energetici degli edifici e promuovere l’efficienza energetica nel settore immobiliare, in modo da limitare l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita delle persone.
Tuttavia, la direttiva originale è stata considerata insufficiente per raggiungere gli obiettivi dell’Unione Europea in materia di sostenibilità energetica. Per questo motivo, nel 2018 è stata introdotta una nuova versione, nota come Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) 2018/2002.
Questa prevedeva un obiettivo di efficienza energetica del 32,5% entro il 2030, rispetto al livello del 2007. Ciò significa che entro il 2030, gli edifici devono ridurre il loro consumo energetico del 32,5% rispetto a quello registrato nel 2007. Inoltre, la nuova direttiva prevede l’obbligo di effettuare una ristrutturazione energetica degli edifici pubblici entro il 2030 e di ridurre del 3% all’anno il consumo energetico dei grandi impianti di riscaldamento e raffreddamento.
In particolare, questa nuova direttiva prevede l’introduzione di nuove norme sull’attestato di prestazione energetica (APE), che diventerà uno strumento ancora più importante per valutare l’efficienza energetica degli edifici.
Ok, chiaro. Ma cosa possiamo fare nello specifico per adeguarci alla normativa? secondo quello che ci chiede l’Europa, i proprietari dovranno adottare una serie di interventi, come l’isolamento termico delle pareti e dei tetti, la sostituzione degli infissi, l’installazione di impianti di riscaldamento e raffreddamento efficienti, l’adozione di fonti energetiche rinnovabili, tra cui pannelli solari e impianti geotermici. Questi interventi non solo riducono il consumo energetico degli edifici, ma possono anche aumentarne il valore di mercato.
MA TUTTO QUESTO, È REALMENTE ATTUABILE? DAVVERO POSSIAMO FARE LA NOSTRA PARTE PER RALLENTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO?
Tra gli aspetti positivi, come abbiamo visto, vi è l’obbiettivo di ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese italiane, che attualmente pagano tra i prezzi più alti dell’energia in Europa. Inoltre, la riduzione dei consumi energetici potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dalle importazioni di combustibili fossili, con un impatto positivo sulla bilancia commerciale del Paese: non male. Ed ancora, potrà essere un’opportunità di lavoro per molte imprese italiane soprattutto nel settore dell’edilizia (anche se, l’introduzione dei vari bonus, ha portato ad aumento considerevole dei prezzi con preventivi “gonfiati a dismisura”, oltre a quello delle materie prime).
Ma l’aspetto Principale deve comunque rimanere uno: ridurre l’emissioni di gas a effetto serra e cercare di frenare l’avanzata (che pare irrefrenabile) del cambiamento climatico.
Alla domanda: possiamo fare la nostra parte per scongiurare le conseguenze del cambiamento climatico? Secondo me si, ma non deve rimanere un’obbiettivo della sola Europa, che ad oggi è uno dei paesi che inquina di meno rispetto alle potenze industriali.
NON POTRÒ PIÙ VENDERE O AFFITTARE CASA SE NON MI ADEGUO?
La proposta della Commissione europea aveva già fatto parecchio discutere verso la fine del 2021 quando era girata voce, poi smentita, che le nuove regole prevedevano sanzioni o limitazioni alla vendita e alla locazione per gli immobili che non si sarebbero adeguati per tempo ai nuovi requisiti. Ora torna a scaldare gli animi per il suo tenore impositivo, eppure è importante sottolineare che siamo ancora lontani dal testo definitivo e molte sono le possibilità di deroga per i singoli paesi.
La proposta indica anche specifiche eccezioni per gli edifici di
pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati, inoltre, gli Stati potranno chiedere alla Commissione europea di valutare deroghe che tengano conto delle particolarità del
patrimonio immobiliare di ciascun Paese (monumenti, edifici di particolare valore architettonico o storico, edilizia pubblica o sociale ecc.), di problemi tecnici, della mancanza dei materiali o dei costi eccessivi per i lavori.
Quindi l’Europa ci obbligherà a ristrutturare casa? la risposta è NO.
Sembra ancora lontano un DIVIETO di vendita e affitto delle abitazioni che non si adegueranno.
QUALI SONO GLI ASPETTI NEGATIVI CHE PUÒ PORTARE LA DIRETTIVA UE?
Sicuramente le spese da affrontare. La ristrutturazione energetica degli edifici potrebbe comportare dei costi elevati per i proprietari immobiliari, soprattutto se gli edifici sono vecchi e poco efficienti dal punto di vista energetico: come abbiamo potuto constatare, i bonus hanno aiutato ma in molti casi si sono rivelati di difficile accesso e gestione (non per ultimo il decreto legge di qualche giorno fa che ha bloccato definitivamente le cessioni del credito).
In sintesi, la nuova direttiva UE sull’efficientamento energetico presenta sia opportunità che sfide per l’Italia. L’adozione di misure di efficientamento energetico negli edifici potrebbe rappresentare un opportunità per il settore immobiliare e per l’economia italiana, ma anche un’occasione per ridurre i costi energetici e creare nuovi posti di lavoro.
Ma le agevolazioni ed i vari bonus basteranno per rimodernare il nostro patrimonio immobiliare, senza gravare sulle famiglie italiane, con il rischio di perdere la propria casa sommersi dai debiti a favore degli istituti bancari?
Questa è la vera sfida!